Posts tagged ‘protocollo relazioni sindacali eni’

29/09/2011

La chiusura della raffineria di Marghera rientra nella regole, lo dice eni

La volontà di Eni di mettere in cassa integrazione scaglionata  i 400 dipendenti della raffineria di Marghera, in perdita, è stata comunicata venerdì scorso ai sindacati, innescando preoccupazioni per una chiusura definitiva dell’impianto.

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19/09/2010

Ragusa, il caso petrolio tra relazioni sindacali assenti e adozione piano paesistico territoriale

Le ricerche
Due i pozzi in cui l’Eni stava lavorando per cercare petrolio. In contrada Cammarana il lavoro, come annunciato dai sindacati, è praticamente finito perché non è stata trovata traccia di petrolio. A Tresauro, invece, si stava per avviare l’attività, ma il cantiere è stato prima bloccato dalla Soprintendenza e poi riautorizzato. Alla fine, il sì è tornato ad essere un no.
I sindacati
Cgil, Cisl e Uil chiedono l’intermediazione del prefetto per riuscire a sbloccare la situazione e salvare i posti di lavoro che adesso sono fortemente a rischio, paventando anche pericoli per l’ordine pubblico.
Legambiente
I rappresentanti regionali di Legambiente hanno chiesto alla Regione di revocare il permesso di ricerca concesso a Enimed per contrada Tresauro in quanto rientra nel paesaggio 7 del Piano paesistico con livello di tutela 2.
trivella petrolioFinora si estraggono 350 metri cubi al giorno di greggio, ma potrebbero arrivare ad oltre mille, Piano paesistico e Sovrintendenza permettendo, qualora dovessero essere realizzati gli altri pozzi «Tresauro 2» e «Tresauro 3», a fronte di relazioni sindacali con Enimed, ormai al di sotto del minimo storico. E se a questo aggiungiamo che le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) sono scadute da ben 16 mesi in tutti i siti siciliani, compreso Ragusa, che rischia di restare fuori con la possibile nuova Rsu unica di Gela, il quadro che ne viene fuori è quello di un “territorio”, comprensivo non solo dei sindacati, ma anche delle istituzioni e della deputazione, che non riesce più ad incidere minimamente sulle scelte che compie Enimed o, meglio, dell’Eni più in generale nella nostra provincia.

Mercoledì 22 si sarebbe dovuto tenere un incontro con la società solo sul “caso Tresauro”, ma molto probabilmente slitterà per impegni contestuali dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. La Fulc (Federazione lavoratori chimici e dell’energia) ed i vertici sindacali, che aspettano ormai pazientemente da otto mesi, hanno chiesto un’ulteriore convocazione e sono pronti, qualora la prossima settimana non dovessero arrivare risposte, a convocare un’assemblea dei lavoratori per decidere eventuali azioni di protesta, pur di fare piena chiarezza nei rapporti complessivi con l’Eni.

La questione delle relazioni sindacali ha assunto, in questo contesto, aspetti anche grotteschi. Enimed si confronta, infatti, quasi esclusivamente con la Fulc del distretto di Gela, anche quando in ballo ci sono scelte che riguardano Ragusa, come quella prevista al Centro raccolta olio di Ragusa, che ha quattro esuberi per la chiusura del centro di Mostringiano, all’imboccatura del porto di Siracusa, con il conseguente trasferimento delle quattro unità in altri siti del gruppo estrattivo.

Una difficoltà di dialogo che non è stata certo migliorata dalle dichiarazioni rese a Palazzo dell’Aquila dall’amministratore delegato di Enimed Sicilia, Lorenzo Fiorillo, il 23 luglio di quest’anno quando, insieme al sindaco Nello Dipasquale, è stata presentata la nuova sistemazione di piazza Libertà. In quella sede, facendo riferimento alla presenza cinquantennale di Eni a Ragusa, l’amministratore delegato Fiorillo parlò degli impegni e delle collaborazioni della società con le imprese iblee, nei fatti invece tagliate fuori dalle commesse del gruppo, come contestano i sindacati. E, come se non bastasse, l’amministratore delegato di Enimed propose un nuovo “protocollo di relazioni sindacali”, che secondo le contestazioni di Fulc e Cgil, Cisl e Uil sono, invece, in buona sostanza, inesistenti.

Il Piano paesaggistico piace sempre meno. Non solo perché è mancata la concertazione con il territorio, ma per via dei problemi che esso sta ponendo a tutto il territorio, attraverso le norme di salvaguardia, i cui vincoli rischiano di compromettere l’economia di un intero territorio. I primi ad aver toccato con mano questa nuova realtà sono stati i lavoratori di Enimed e del contractor Pergemine per il pozzo Tresauro. I lavori sono stati prima bloccati, poi nuovamente autorizzati e, infine, fermati un’altra volta. Le federazioni di categoria e le segreterie provinciali Cgil, Cisl e Uil hanno reagito ed adesso chiedono il confronto con il prefetto Francesca Cannizzo. Venerdì la richiesta era stata annunciata, ieri è stata formalizzata. Al prefetto (ed al sindaco Nello Dipasquale a cui la richiesta è stata a sua volta inviata) viene chiesta la costituzione «di un tavolo tecnico-istituzionale». I sindacati hanno fatto appello al prefetto «affinché possa affrontare la delicata situazione dei lavoratori Enimed e Pergemine, per evitare problemi di ordine pubblico e tensioni che finirebbero per non giovare a una positiva soluzione della vicenda». Nella lettera al prefetto, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Giovanni Avola, Enzo Romeo e Giorgio Bandiera, ed i tre segretari di federazione Paolo Rizza, Giorgio Saggese e Giuseppe Scarpata, sottolineano che «il blocco dei lavori di Eni ad opera del governo regionale ha provocato da parte di Eni il blocco della commessa con grave danno dell’occupazione e dell’economia dell’intera provinciale». Dal tavolo tecnico- istituzionale si attendono «possibili soluzioni» che evitino «sul nascere conflitti sociali». Mentre i sindacati si battono per cercare di recuperare la situazione Enimed, Legambiente, da Palermo, ha chiesto formalmente all’assessorato regionale dell’Energia la revoca del permesso di ricerca di idrocarburi a Tresauro. Il presidente regionale Domenico Fontana ed il responsabile del dipartimento Beni culturali Gianfranco Zanna, non si fermano a questo. Invocano anche «l’immediata chiusura del pozzo Cammarana 1». L’associazione ambientalista si rifà proprio al Piano paesaggistico e spiega che le aree comprese nel permesso di ricerca Tresaudo ricadono «in massima parte nel paesaggio locale 7 “Altipiano di Ragusa”, zona individuata nel piano con «un livello di tutela 2», che vieta in queste aree «gli impianti di produzione di energia, infrastrutture e impianti industriali, l’apertura di cave, movimenti di terra e trasformazioni dei caratteri morfologici e paesistici». Per quanto riguarda, invece, il pozzo Cammarana 1, Legambiente ricorda che «a brevissima distanza insistono sia il paesaggio del castello di Donnafugata che il torrente Petraro, entrambi soggetti a livello di tutela 3 e che la Soprintendenza ha già bloccato un nuovo pozzo non lontano dalla provinciale Ragusa-Marina di Ragusa in quanto ricadente nell’area soggetta a livello di tutela 2 e la realizzazione di parte di un oleodotto, in quanto ricadente in un vincolo archeologico». Già questo rende l’idea di cosa attende il territorio ibleo. Se non siamo alla mummificazione del territorio più fertile sotto il profilo economico, poco ci manca. (Giuseppe Calabrese, Antonio Ingallina – Gazzetta del Sud)